Titolo opera: Lion
Tecnica: bianco e nero, matite HB2 e H
sabato 14 novembre 2015
Ritratto: Woman in White
Ciao, ragazzi! Scusate se sono stata poco attiva in queste ultime settimane, ma ho avuto tanto da fare. Per consolarvi vi pubblico un paio di disegni che ho realizzato.
Titolo opera: Woman in White
Tecnica: bianco e nero, matita HB2 e H
Titolo opera: Woman in White
Tecnica: bianco e nero, matita HB2 e H
giovedì 22 ottobre 2015
I capolavori del Detroit Insitute of Arts a Genova
Dal 25 Settembre 2015 al 10 Aprile 2016
Genova
Luogo: Palazzo Ducale
Curatori: Salvador Salort-Pons, Stefano Zuffi
Enti promotori:
- Comune di Genova
- Regione Liguria
- con il patrocinio di MiBACT / United States Mission to Italy / American Chamber of Commerce in Italy
Costo del biglietto:
intero con audioguida € 13, ridotto con audioguida € 11; Gruppi
sabato-domenica € 13; Gruppi dal lunedì al venerdì € 11; Scuole € 6
(inclusa prevendita); Ridotto giovani fino ai 27 anni (ogni venerdì
dalle 14 alle 21) € 5
Telefono per informazioni: +39 010 8171600 / 663
E-Mail info: biglietteria@palazzoducale.genova.it
Sito ufficiale: http://www.impressionistipicasso.it
Comunicato Stampa: Nel 1880, uno dei fondatori del Metropolitan Museum spronava i suoi connazionali americani a “convertire la carne di maiale in porcellane, il grano e i derivati in ceramiche preziose, le pietre grezze in sculture in marmo, le partecipazioni alle linee ferroviarie e i proventi dell’industria estrattiva nelle gloriose tele dei maestri più importanti del mondo”.
Nasce la straordinaria avventura culturale e imprenditoriale del collezionismo statunitense: un inimitabile scambio tra pubblico e privato, uno scenario del tutto nuovo per il mercato dell’arte internazionale, che porta alla creazione e al rapido sviluppo di grandi musei, considerati strategici per la crescita culturale dell’interna nazione.
Con tipico spirito americano, nel giro di pochi decenni, a cavallo del Novecento, si assiste a una vera e propria competizione per la formazione delle raccolte più complete, per l’acquisizione di opere-chiave, per la scoperta e la valorizzazione di artisti antichi e moderni. La scintillante Parigi della Belle Époque è il punto di riferimento principale, ma i collezionisti, i galleristi, gli antiquari, le case d’aste, i direttori dei musei americani sono impegnati in una continua corsa sostenuta non solo da ingenti risorse economiche, ma anche da un gusto aperto, libero da pregiudizi. E’ noto, ad esempio, che pittori come gli impressionisti o lo stesso Matisse sono stati apprezzati e acquistati prima da collezionisti americani (e russi), e solo in seguito apprezzati anche in Europa!
Detroit è una delle capitali economiche degli Stati Uniti, storico centro dell’industria automobilistica, tanto da essere soprannominata “Motor City”: il Detroit Institute of Arts, fondato nel 1885 e più volte ampliato e rinnovato nel corso dei suoi 130 anni di storia, è da sempre l’epicentro della gloria cittadina, in particolare quando, negli anni del boom economico, le fabbriche cittadine rappresentavano la locomotiva dell’industria americana. Già nei primi decenni del ‘900 il museo di Detroit era considerato l’avamposto e la principale via di accesso delle avanguardie europee negli Stati Uniti.
Oltre a poter contare sulle solide basi del mecenatismo degli industriali, il museo ha potuto contare su una risorsa che lo contraddistingue rispetto ai musei sorti in altre città degli Stati Uniti. Per oltre vent’anni (1924-1945), il Detroit Institute of Arts è stato diretto dallo storico dell’arte tedesco William Valentiner. Grazie a lui, il museo si è aperto a nuovi orizzonti: il gusto e l’esperienza di Valentiner porta a Detroit i primi Van Gogh e Matisse esposti nei musei americani, e la competenza specifica sull’espressionismo tedesco, perfino l’amicizia personale con alcuni artisti, consente scelte di altissimo livello anche in questo campo. Sotto la direzione di Valentiner, il museo ha radicalmente rinnovato la propria sede, e, nel 1937, è stato anche decorato in modo superbo da un ciclo di dipinti murali di Diego Rivera. Un’altra figura di straordinaria importanza è quella di Robert H. Tannahill, che ha lasciato numerose opere d’arte (metà dei dipinti esposti in mostra appartengono alla sua donazione) e un ingente fondo per il costante accrescimento delle collezioni. Grazie alla convergenza tra il mecenatismo dei privati, fra cui va ricordata anche la famiglia Ford, e la lungimirante direzione, il Detroit Insitute of Arts è dunque saldamente collocato tra i massimi musei degli Stati Uniti.
Le opere che saranno a lungo esposte nello splendido Appartamento del Doge ripercorrono il tragitto all’inverso che da Detroit porta al Vecchio Continente. La ricchezza della collezione di arte europea tra XIXX e XX secolo è data dalla sua completezza e dalla molteplicità dei linguaggi: un dialogo che coinvolge Van Gogh, Matisse, Monet, Modigliani, Degas, Monet, Manet, Courbet, Otto Dix, Degas, Picasso, Gauguin, Kandinsky, Cézanne, Renoir. Per la presenza di tutti i protagonisti, e per l’importanza delle opere, è possibile tracciare l’intera vicenda dell’arte europea dall’impressionismo alle avanguardie.
Il percorso della mostra è costantemente accompagnato da supporti didattici che inseriscono dipinti, artisti e movimenti nella dinamica storica di cinquanta anni densi di capolavori, organizzati secondo un criterio cronologico.
Si comincia con la grande sala in cui si racconta la nascita del movimento, dell’idea che ha cambiato per sempre la storia della pittura: l’impressionismo.
La volontà di aprirsi alla luce libera della natura è una conquista che passa attraverso il realismo intenso di Courbet (Bagnante addormentata presso un ruscello) e le opere piacevolmente narrative di pittori “alla moda” come Gervex e Carolus-Durand, per approdare alla gloria del colore di un capolavoro di Monet, i radiosi Gladioli databili intorno al 1876. Altrettanto significativo è il luminoso Sentiero di Camille Pissarro, che costituisce un autonomo, libero sviluppo dell’impressionismo, riflesso in un ampio paesaggio di campagna. Significativa è la presenza di tre opere affascinanti di Renoir, a cominciare dalla Donna in poltrona che coincide con la prima mostra dell’Impressionismo (1874), per giungere a due opere della tarda maturità, ormai dopo la svolta dell’anno 1900.
Uno spazio autonomo, quasi una vera “mostra nella mostra”, è dedicato alla figura di Edgar Degas, di cui sono presenti cinque tele, in cui sono sviluppati tutti i temi fondamentali del grande pittore parigino: il ritratto, i cavalli, le inconfondibili ballerine. In ciascuna di queste tele si riconosce la grande perspicacia del disegno, con cui Degas fissa espressioni, gesti, sentimenti, con un percorso che è parallelo a quello degli impressionisti, ma anche di una grande, nobile autonomia.
Segue, subito dopo, un altro spazio monografico, quello che raccoglie quattro straordinari dipinti di Paul Cézanne. Anche in questo caso, le collezioni del museo di Detroit comprendono tutti i campi di ricerca del pittore: la figura umana, il paesaggio provenzale nei dintorni di Aix (con una delle ultime versioni della prediletta Montagna Sainte Victoire), la natura morta, le Bagnanti nel bosco. All’opposto di Van Gogh, Cézanne non si lascia travolgere dai sentimenti, ma ritorna più volte sugli stessi soggetti, indagandone con pazienza la forma, e combinando il colore luminoso degli impressionisti con una rigorosa logica geometrica ben radicata nella tradizione.
La sala più grande della mostra affronta uno dei temi più delicati e significativo dell’arte di fine Ottocento: il superamento dell’impressionismo, e l’aprirsi di nuovi orizzonti. La figura-chiave è quella di Vincent Van Gogh, che trasferendosi in Francia “scopre” la luce, e rispecchia una vicenda umana esaltante ma terribilmente sofferta in pennellate cariche di materia e di espressione. La Riva della Oise ad Auvers, del 1890, è un capolavoro che si impone per la esplosiva carica del colore, ma anche per le dimensioni significative. Indimenticabile è poi l’Autoritratto con il cappello di paglia (1887), un’esplosione di colore e di emozione, ma anche un primato assoluto: questa è la prima opera di Van Gogh esposta in un museo degli Stati Uniti. Immediato e molto intenso è il confronto con l’Autoritratto di Paul Gauguin (1893), meditabondo e un po’ sornione.
Alle dinamiche del postimpressionismo partecipano Pierre Bonnard, con l’incantevole Donna con un cane, e l’originalissimo Odilon Redon, la cui Evocazione di farfalle è uno dei dipinti più suggestivi e sorprendenti di tutta la mostra.
All’aprirsi del Novecento, Parigi si conferma il centro delle arti e della cultura. I pittori internazionali convergono sulle due leggere alture di Montmartre e di Montparnasse, alle estremità opposte rispetto al centro della Ville Lumiére. Prendono corpo gruppi e avanguardie, ma nel suo insieme si parla di una École de Paris, la “scuola parigina”. Uno dei massimi protagonisti è Henri Matisse, qui presente con tre opere memorabili, fra cui l’indimenticabile Finestra (1916), in cui un classico interno borghese viene scomposto in una serie di forme, tra la penombra e la piena luce. Appassionante è il dialogo con i tre ritratti (uno femminile e due maschili) di Amedeo Modigliani, il raffinato livornese, maestro indiscusso della linea, capace di evocare sentimenti segreti, con una intensità struggente. Le tele dei francesi Dufy e Rouault e del bielorusso Soutine confermano la spiccata internazionalità del contesto artistico parigino nei primi due decenni del XX secolo.
Il gruppo di capolavori delle avanguardie tedesche presenti a Detroit è senza paragoni nei musei nordamericani. Questa parte della mostra è quasi fisicamente dominata dall’Autoritratto di un ancora giovanissimo Otto Dix (1912), impressionante per la fermezza grafica e l’espressione decisa. Accanto ad artisti di spiccata autonomia, come Nolde (Girasoli) e Kokoshka (davvero spettacolari le due vedute di Dresda e di Gerusalemme), troviamo i protagonisti delle diverse tendenze in cui si articola il movimento espressionista in Germania. Il “Ponte”, con gli elettrizzanti Paesaggi di Kirchner e di Schmidt Rottluff, e le figure inquiete di Heckel e Pechstein; la “Nuova oggettività” di Beckmann; e infine la svolta geniale verso l’astrattismo, carico di colore e di emozione, impressa da Kandinsky, con il precoce Studio per quadro con forma bianca, del 1913.
La sala monografica dedicata a Pablo Picasso presenta sei tele, in un percorso che attraversa in pratica l’intera vicenda dell’arte del Novecento, dalla giovanile Testa di Arlecchino (1905) fino alla magmatica Donna seduta, dipinta nel 1960, quando Picasso era ormai alle soglie degli ottant’anni. Da un capolavoro all’altro, si seguono le svolte, gli scatti geniali, il continuo dinamismo mentale del grande pittore spagnolo. Si parte dal periodo blu, ancora legato alle lezioni accademiche, e con il Ritratto di Manuel Pallarés (1909) ci si ritrova sulle soglie della scomposizione cubista, una indagine sulle forme che si ispira chiaramente a Cézanne; la natura morta intitolata La bottiglia di Anìs del Mono (1915) è una evoluzione di questa ricerca, con gli oggetti disposti liberamente nello spazio, riconducibili alle sagome e alle materie essenziali. Sorprendente è il passaggio successivo, il “classicismo” dei primi anni Venti, conseguenza di un viaggio in Italia: il grande ritratto di Donna seduta in poltrona ne è un esempio di formidabile intensità e importanza. La ragazza che legge (1938) ci porta poi nel clima stilistico di Guernica (dipinta l’anno prima), con l’espressiva deformazione di visi e mani, pur senza perdere la forza intima del personaggio.
giovedì 24 settembre 2015
Leonid Afremov
Leonid Afremov è un pittore impressionista
moderno, nato a Vitebsk (Bielorussia, ex URSS) il 12 luglio del 1955 da
genitori ebrei. Conosciuto come artista indipendente, che promuove e
vende il suo lavoro principalmente su internet, Afremov ha uno stile
inconfondibile. L’uso di una spatola per dipingere e di colori ad olio,
rendono i suoi quadri (paesaggi, scene cittadine e marine, ritratti)
immediatamente riconoscibili.
Arte e discriminazione
Il padre, Arkadiy Afremov, calzolaio e designer di scarpe, e
la madre Bella Afremova, operaia in una fabbrica di metallo, nonostante
le difficoltà causate dalla politica antisemita del governo, allevano
il figlio secondo la tradizione ebraica. Leonid,
appassionato d’arte fin da piccolo e incoraggiato dai genitori che ne
riconoscono il talento, studia arte e grafica presso la scuola d’Arte di
Vitebsk dove consegue ottimi risultati. In questi primi anni di
formazione, scopre le opere di pittori quali Picasso, Dalì, Chagall (nato anch’egli a Vitebsk) e Modigliani
che influenzano le sue prime opere e approccia quella che è una delle
correnti pittoriche più famose nel panorama artistico mondiale: l’Impressionismo.
Nel 1975 Leonid Afremov conosce Inessa Kagan, che sposa l’anno
successivo e dalla quale ha due figli, Dmitry e Boris. All’inizio della
sua carriera, dopo la laurea, lavora in diversi campi come designer di loghi e come scenografo in un teatro locale. Nel 1980 opera come free lance
per aziende comunali e scuole, realizza pareti a tema per eventi e
anche manifesti di propaganda ma le sue radici ebraiche non gli
consentono di far parte delle associazioni artistiche locali. I suoi
lavori, infatti, non riscuotono grande successo e le sue opere vengono
vendute in gran parte privatamente grazie a parenti e amici.
Nel 1986 il disastro ambientale di Chernobyl
(a poche centinaia di chilometri da Vitebsk) e le continue
discriminazioni razziali subite, spingono Leonid Afremov a trasferirsi
con la famiglia in Israele approfittando del fatto che, in seguito alle
leggi di Gorbachev, i
cittadini sovietici ebrei hanno la possibilità di emigrare verso questo
Stato. La sua condizione di immigrato e le offerte estremamente misere
delle gallerie israeliane per l’acquisto delle sue opere, spingono il
pittore, disprezzato e ghettizzato, a cercare compratori nelle fiere di
strada e nei club sociali locali. In questi anni Leonid Afremov lavora
perlopiù con acquerelli e acrilico, non utilizzando quasi la spatola.
La precaria situazione economica della famiglia costringe anche Dmitry, il figlio di 16 anni, a vendere i quadri del padre porta a porta. Questa mossa si rivela inaspettatamente fruttuosa, tanto che nel 1995 Leonid Afremov ha fondi sufficienti per aprire una sua galleria d’Arte (che viene danneggiata più volte) e un negozio ad Ashdod. È in questo periodo che inizia ad usare la spatola per dipingere, sviluppando così il suo stile personale.
La precaria situazione economica della famiglia costringe anche Dmitry, il figlio di 16 anni, a vendere i quadri del padre porta a porta. Questa mossa si rivela inaspettatamente fruttuosa, tanto che nel 1995 Leonid Afremov ha fondi sufficienti per aprire una sua galleria d’Arte (che viene danneggiata più volte) e un negozio ad Ashdod. È in questo periodo che inizia ad usare la spatola per dipingere, sviluppando così il suo stile personale.
Nel 1999 Afremov conosce il pianista e compositore Leonid Ptashka. La loro amicizia non solo è di ispirazione per una serie di quadri che raffigurano musicisti jazz popolari, ma permette al pittore di allestire una mostra presso il Festival Internazionale del Jazz di Ashdod. Sembra essere un momento d’oro per l’artista, fino a quando un ulteriore atto di vandalismo all’interno della sua galleria, la distruzione di alcune tele e la sottrazione degli attrezzi di lavoro, spingono Leonid Afremov ad abbandonare Israele e a trasferirsi negli Stati Uniti (2002).
…trovare l’America!
A New York le gallerie d’Arte mostrano maggior interesse per i
dipinti a tema ebraico e per i ritratti dei grandi musicisti, limitando
così la vena creativa di Leonid che si trova, costretto da esigenze
materiali, a limitare la sua produzione in base alla richiesta e alle
aspettative del pubblico americano. Quando si trasferisce a Fort
Lauderdale (Florida) la situazione non è diversa, le gallerie sono
interessate solo ai lavori che hanno un riscontro sul mercato e che
possono essere venduti senza problemi.
La svolta per Leonid Afremov si presenta nel 2004. Il figlio Boris
pensa di promuovere le opere del padre su internet, tramite il sito di
compravendita eBay. Il successo finalmente sorride a
questo artista, le vendite e gli apprezzamenti per il suo lavoro
crescono esponenzialmente e Leonid può permettersi di dipingere ciò che
desidera. Le sue opere, definite in vari talk show rilassanti, vengono
usate in psicoterapia per la riduzione dello stress.
Nel 2007 Leonid Afremov promuove il suo sito personale, gestito dai
figli. I suoi quadri, dai colori caldi e accesi, catturano l’attenzione
dello spettatore trasmettendo sensazioni ed emozioni, lasciando alla
sensibilità di ognuno l’opportunità di immaginare la storia che si
racconta in silenzio nel quadro. Vari i soggetti dipinti: animali,
ballerini, musicisti, fiori e oggetti comuni, città e tantissimi
paesaggi ove diverse figure, più o meno solitarie, passeggiano sotto una
calda pioggia di colore che non comunica tristezza o solitudine, ma che
lascia pensare e sperare che per tutti esiste una via illuminata da
mille splendenti luci.
mercoledì 23 settembre 2015
Ritratto di Gandhi
Ciao ragazzi! Dopo aver sfogliato alcuni libri con varie immagini alla ricerca di qualcosa da disegnare ho trovato una foto di Gandhi e ho deciso di prendere spunto da quella. Utilizzando il metodo della griglia ho riportato tutto su foglio bianco per poi colorare tutto con il bianco e nero! Per farlo ho utilizzato due matite: per i contorni una H e per il colore una HB2. Ecco il risultato. Spero che vi piaccia!
Se volete potete iniziare anche voi ad esercitarvi e se volete inviatemi i vostri disegni e io li pubblicherò. Scrivete alla mia mail vanessa.viarengo@gmail.com, inserendo il vostro nome e cognome e il luogo da dove inviate il disegno.
Vanessa.
Ecco la foto che ho utilizzato. Ecco il disegno concluso
Se volete potete iniziare anche voi ad esercitarvi e se volete inviatemi i vostri disegni e io li pubblicherò. Scrivete alla mia mail vanessa.viarengo@gmail.com, inserendo il vostro nome e cognome e il luogo da dove inviate il disegno.
Vanessa.
lunedì 21 settembre 2015
Le matite
Ci sono molte differenze tra le matite che vengono utilizzate
per il disegno ed una matita che viene
utilizzata per scrivere. È molto importante scegliere la matita giusta per i vostri
disegni e gli schizzi in modo che il vostro lavoro rappresenti al meglio lo
sforzo che avete messo in esso. A questo proposito,
ecco qui di seguito alcuni brevi passi
che vi aiuteranno a capire come scegliere le matite per il disegno.
Non a caso, quando si parla di disegno, il primo oggetto a cui
pensiamo è proprio la matita perché con la sua vasta gamma di assortimento è la
compagna ideale dei più grandi maestri in quest'arte. La matita è composta
solitamente da due parti, la prima in legno che avvolge la seconda cioè la
mina, composta da grafite. Cercate di acquistare solo matite che sono composte da grafite.
Queste avranno dei numeri stampati sul dorso della matita, e che vi
indicheranno se la mina è morbida o dura. Se invece volete aggiungere un tocco di colore ai vostri disegni, è possibile utilizzare anche le matite colorate.
Con la matita a mina morbida, molto friabile (come la EE), riusciamo ad ottenere un tratto molto
scuro e intenso. È perciò particolarmente indicata per colorare chiaroscuri e
tracciare linee più spesse e marcate. L'inconveniente di questa mina è che a
causa della morbidezza rischia di sporcare il foglio e
creare degli aloni. Perciò dovremo prestare particolare attenzione a dove poggiamo la nostra mano per non ritrovarci con delle
"sfumature" non propriamente volute.
Le matite a mina
di durezza media (come la 2B, B e HB) sono quelle di uso più comune.
Risultano adatte ai disegnatori in erba o ai professionisti che necessitano di
una matita che permetta, a seconda della pressione esercitata sulla carta, una
varietà di effetti sufficientemente ampia. Approfondimento L'ideale per chi esce di casa
con un blocco per gli schizzi è un unico Lapis.
Le matite a mina dura (come la 9H) consentono un tratto di maggiore precisione, sottile e leggero. Non sporcano il foglio e sono perciò di largo utilizzo
nel disegno tecnico. Il loro uso nel disegno
artistico è frequente durante la preparazione
delle forme per un disegno più complesso, perché hanno un tratto poco marcato
che può essere facilmente coperto da linee successive, cancellato o lasciato a
vista (a molti disegnatori piace che nell'opera si veda il procedimento che ha
portato al risultato finale). Un inconveniente di questa tipologia di mine è che non si può applicare molta pressione sul foglio perché si
rischierebbe di solcarlo.
Non dimenticare mai: Trovate una matita con una mina adatta alla pressione che voi
esercitate naturalmente.
Come pulire i pennelli
Dopo un
lavoro di pittura a pennello viene il momento che i più detestano eseguire: pulire
e riporre i pennelli.
Eppure
quella di pulire e riporre i pennelli in maniera adeguata è un'operazione
che non possiamo evitare se vorremo conservare in perfetta forma i nostri
pennelli e poterli avere a disposizione per un successivo lavoro.
Per eseguire
un buon lavoro di pittura è necessario comprare pennelli di alta qualità
ma i pennelli di alta qualità hanno anche un costo non disprezzabile e questa è
una ragione tra le altre per pulirli e custodirli come si conviene.
I lavori di
pittura, tralasciando la pittura artistica, fanno uso di diversi tipi di
vernici e impregnanti e ogni prodotto dovrebbe avere un pennello dedicato esclusivamente
al suo utilizzo: per l'impregnante un pennello dedicato all'impregnante, per lo
smalto un pennello dedicato allo smalto e così via.
La vernice
più difficile da togliere dai pennelli è certamente lo smalto. Il miglior prodotto per rimuovere
lo smalto è certamente l'acquaragia.
NB: Il
procedimento che andiamo a descrivere è valido per le vernici che devono essere
diluite con acquaragia o diluente nitro ma non per gli smalti all'acqua per cui
non è richiesto l'uso del diluente per la pulizia. Sintetizzando al massimo
diciamo così: se la vernice richiede l'uso del diluente anche i pennelli
richiederanno la pulizia con il diluente, se la vernice è una vernice
all'acqua, invece, anche i pennelli potranno essere lavato solo con acqua e
sapone.
In primo luogo
procuriamoci un barattolo all'interno del quale possiamo versare l'acquaragia.
Un barattolo di vetro per la marmellata (meglio se alto) va molto bene per i
pennelli di piccole e medie dimensioni; l'importante è che il pennello possa
passare attraverso la bocca del barattolo. Se avremo acquistato un pennello di
buona qualità, osserveremo che esso presenta un foro in prossimità delle setole
che ci permetterà di tenerlo sospeso , facendo scorrere uno stecchetto nel foro
stesso, all'interno del barattolo. Se il pennello non è dotato di un foro
immergiamolo semplicemente all'interno del contenitore.
Ora possiamo
procedere a riempire il barattolo con la necessaria quantità di acquaragia
tenendo conto che il suo livello deve arrivare a coprire le setole del pennello
per intero.
Se
prevediamo di proseguire il lavoro entro breve tempo (ad esempio quando si ha
la necessità di dare due mani di pittura sullo stesso oggetto) allora
lasciamo in immersione il pennello fino al momento del suo successivo utilizzo
quindi, dopo averlo estratto dal barattolo, laviamolo con altra acquaragia
pulita e asciughiamolo con un panno che non lasci pelucchi. Una volta
che il lavoro di pittura è completamente finito bisogna eseguire le procedura
esposta prima ma avendo l'accortezza di passare due volte il pennello nel
barattolo con acquaragia pulita.
Non lasciamo
per giorni il pennello immerso nell'aquaragia - a maggior ragione se non è
sospeso nel contenitore - poichè le setole si piegherebbero e si rovinerebbero.
Allo stesso modo bisogna evitare di schiacciare il pennello contro il fondo del
baratto pensando di riuscire a fare espellere meglio i residui di vernice
penetrati in profondità: questa eccessiva pressione finirebbe per deformare le
setole.
Dopo i due
bagni in acquaragia scuotiamo il pennello per bene e laviamolo con acqua e
sapone di marsiglia; facciamolo ruotare nel palmo della mano come si farebbe
per un pennello da barba (per i pochi che lo utilizzano ancora) e poi cerchiamo
di spremere le setole tra il pollice e l'indice con un movimento che va dalla
base alla punta delle setole, cercando di rimuovere la maggior quantità di
vernice dalla base e che, indurendosi, danneggerebbe il pennello.
Ora non
rimane che asciugare per bene il pennello e avvolgere le setole in un foglio di
carta da cucina.
Riponiamo i
pennelli orizzontalmente in un cassetto se non possiamo tenerli appesi a un
chiodo per il manico. Non conservare mai i pennelli in un barattolo facendoli
appoggiare sulle setole che si piegherebbero e, se possibile, evitate anche di
infilarli in un barattolo con le setole rivolte verso l'alto.
Il
procedimento descritto è valido anche per pulire i pennelli sporchi di
impregnante.
Se invece
dobbiamo pulire pennellesse e plafoniere utilizzate per l'imbiancatura della
casa il lavoro è più semplice perchè non richiede l'utilizzo dell'acquaragia; è
sufficiente lavare via l'idropittura con sapone e un getto corrente d'acqua
tiepida.
Ricordiamoci sempre di lavare o immergere in acqua il pennello anche se non viene utilizzato per poco tempo; l'emulsione, infatti, tende a seccarsi ed indurirsi, "incollando" tra loro delle setole e quando questo accade noteremo che la pittura non viene distribuita uniformemente sul supporto e il lavoro non viene perfetto.
Ricordiamoci sempre di lavare o immergere in acqua il pennello anche se non viene utilizzato per poco tempo; l'emulsione, infatti, tende a seccarsi ed indurirsi, "incollando" tra loro delle setole e quando questo accade noteremo che la pittura non viene distribuita uniformemente sul supporto e il lavoro non viene perfetto.
domenica 20 settembre 2015
Ciao ragazzi! Oggi vi spiego quali tipi di pennelli esistono.
Consigli di carattere generale per la pulizia e la conservazione - A lavoro ultimato, dopo aver asportato con uno straccio il grosso del colore residuo partendo dalla ghiera verso la punta, sciacquate il pennello, abbondantemente e con cura, nel solvente o nell'acqua tiepida, a seconda del tipo di colore utilizzato. Per chi soffre di allergie è disponibile uno specifico sapone per pulire i pennelli dalla pittura ad olio. Con il tempo i peli tendono a separarsi abbandonando la loro curvatura originale ma è quasi sempre possibile ridare la forma al pennello: dopo il lavaggio modellate il pelo con le dita inumidite con una soluzione di acqua e balsamo per capelli e riponete sempre i pennelli con la punta rivolta verso l'alto o all'interno di appositi porta pennelli.
I pennelli
per Belle Arti sono tra gli strumenti fondamentali per dipingere ed ogni
tecnica pittorica necessita di modelli specifici che rispondano appieno alle
necessità di ogni artista, che sia un pittore professionista o un principiante.
L'acquerello, per esempio, richiede pennelli con il manico corto dal pelo
morbido ed elastico che assorbano molto colore, per la pittura al cavalletto
con olio o con gli acrilici si usano invece pennelli con il manico lungo e in
pelo di setola abbastanza rigida per stendere bene i colori densi e pastosi
oppure in pelo sintetico o di bue, più morbidi, per rilasciare meno tracce
nella stesura del colore.
Il pennello si compone di tre parti
fondamentali che possono variare a seconda dell'uso che se ne deve fare: il
manico, la ghiera e la punta. Nei pennelli ad uso artistico la ghiera e il pelo
che compone la punta devono rispettare determinate caratteristiche:
- la ghiera deve essere in ottone
nichelato o dorato per evitare la formazione di ruggine;
- il manico, in legno di buona qualità,
deve essere protetto da vernice o laccatura per evitare che si deformi
assorbendo acqua o solventi e deve essere a manico corto se utilizzato per
lavori di piccole e medie dimensioni (acquerello, restauro, hobbistica) o a
manico lungo per lavori più grandi o al cavalletto;
- il pelo deve essere di origine animale
o in fibra sintetica a seconda della tecnica artistica utilizzata e
dell'effetto finale che si vuole ottenere.
Di seguito
elenchiamo le caratteristiche generali dei principali tipi di pelo in
commercio:
Martora Kolinsky - Con questo attributo si distingue
l'animale di una specifica zona della Siberia la cui coda possiede un pelo di
qualità inimitabile. È il più utilizzato nella tecnica dell'acquerello grazie
alla sua elasticità e morbidezza. Lungo, affusolato e con la punta sottile,
questo pelo ha la caratteristica di incamerare molto colore e rilasciarlo con
estrema sensibilità.
Martora Rossa - Pelo meno pregiato del precedente, anche se ne
possiede le caratteristiche principali, è comunque ottimo per l'acquerello.
Viene utilizzato anche per la tempera, per l'acrilico e per i particolari più
fini nella pittura ad olio.
Pelo di Bue - Questo pelo, di colore nero, bruno o marrone, è
molto elastico, duraturo ed economico. Queste caratteristiche lo rendono
utilizzabile in quasi tutte le tecniche pittoriche.
Filamento Sintetico - Questo pelo in fibre di
poliestere presenta caratteristiche simili al pelo di martora ma ad un costo di
gran lunga inferiore. Molto affusolato ed elastico, ha grande capacità di
contenere il colore e l'acqua ed è molto resistente all'usura tranne quando
utilizzato con solventi. La qualità raggiunta da questi pennelli ne favorisce
la diffusione e l'utilizzo, con grande vantaggio per la tutela del mondo
animale.
Setola - Setola suina della migliore qualità. Flessibile ed
elastico, questo pelo ha un'eccellente presa del colore. Utilizzato soprattutto
con i colori ad olio e acrilici.
Insieme al
tipo di pelo e alla lunghezza del manico, altra caratteristica fondamentale per
la giusta scelta del pennello è la forma e la dimensione della punta. In
commercio se ne trovano per gli utilizzi più disparati ma quelli fondamentali
per approcciare le tecniche pittoriche tradizionali si contano sulle dita di
una mano: a punta piatta (per fondi e stesure su superfici ampie), a punta
tonda (per tracciare linee o dettagli particolareggiati), a lingua di gatto
(per ritocchi, finiture e velature) o a ventaglio (per velature, sfumature e
trasparenze). Ovviamente l'utilizzo consigliato è assolutamente indicativo:
sperimentare nuove tecniche e approfondire le potenzialità di questo strumento
è parte integrante del processo creativo di ogni artista.
Consigli di carattere generale per la pulizia e la conservazione - A lavoro ultimato, dopo aver asportato con uno straccio il grosso del colore residuo partendo dalla ghiera verso la punta, sciacquate il pennello, abbondantemente e con cura, nel solvente o nell'acqua tiepida, a seconda del tipo di colore utilizzato. Per chi soffre di allergie è disponibile uno specifico sapone per pulire i pennelli dalla pittura ad olio. Con il tempo i peli tendono a separarsi abbandonando la loro curvatura originale ma è quasi sempre possibile ridare la forma al pennello: dopo il lavaggio modellate il pelo con le dita inumidite con una soluzione di acqua e balsamo per capelli e riponete sempre i pennelli con la punta rivolta verso l'alto o all'interno di appositi porta pennelli.
Per riuscire ad orientarsi nell'ampia gamma di pennelli disponibili,
abbiamo pensato di sintetizzarne l'utilizzo, a seconda del tipo di pelo e del
tipo di forma, nelle tabelle sottostanti:
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